venerdì 7 ottobre 2011

Comunicato Stampa AGP del 07.10.11: Giovani Pallanuotisti Vincolati

Giovani pallanuotisti vincolati
L'Ufficio Legale dell'Associazione Giocatori di Pallanuoto pubblica la lettera scritta dalla mamma di un giovane giocatore.
Si tratta di un problema che non può attenere ad un piano strettamente giuridico, posto che, l'istituto del vincolo sportivo e le conseguenze ad esso collegate, hanno legittima regolamentazione normativa.
Il giocatore dilettante infatti, attraverso la sottoscrizione del cartellino, si sottopone ad un vincolo sportivo “senza limiti” in favore della propria società, fatta salva la possibilità, riconosciuta dopo 8 anni di tesseramento a titolo definitivo, di richiedere il mancato rinnovo del vincolo automatico.
Nonostante l'inderogabilità che caratterizza il sistema, riteniamo sia quantomeno doveroso dar voce a chi, come in questo caso, subisce le conseguenze negative che talvolta il legame indissolubile del vincolo sportivo viene a creare.
Riportiamo di seguito la testimonianza di questa mamma, con l'auspicio di richiamare se non altro una maggiore sensibilità da parte di quelle società che hanno potere decisionale sul futuro sportivo, ed a volte non solo sportivo, di giovani ragazzi.

05 ottobre 2011
Scrivo questa lettera rivolgendomi soprattutto ai genitori che si avvicinano al mondo della Pallanuoto, portando, come me, i loro figli in piscina, pensando di inserirli nel mondo dello sport, farli divertire, crescere sani, in un ambiente sereno…..
E proprio a questi genitori mi sento, in questo momento, di dire di stare in allerta, di chiedere spiegazioni prima di firmare ogni singolo foglio gli venga presentato, di non cadere in quella rete nella quale si rimane intrappolati; perché la pallanuoto in Italia non tutela i ragazzi, i giocatori e le regole della Federazione riescono ad essere assurde!
Sono la mamma di un ragazzo di 17 anni che gioca a pallanuoto da quando ne aveva 6, si è affezionato a questo sport che è diventato parte fondamentale della sua vita (le parole del suo ex allenatore sono: “lui vive per la pallanuoto”), 99% di presenze agli allenamenti . Da qualche anno però, ha manifestato il desiderio di cambiare Società, qualche incomprensione, voglia di cambiare ambiente e gruppo ed anche voglia di migliorare ancora di più (magari in una Società più grande),  e desiderio a lui negato di giocare in una categoria superiore (altri allenatori lo avrebbero voluto per poter giocare in B o in A2 naturalmente con un inserimento graduale).
Proprio da questo suo desiderio, documentandomi, parlando con chi è nell’ambiente da tempo e soprattutto grazie ai chiarimenti dell’Associazione Giocatori di pallanuoto, ho capito che mio figlio è caduto in quella famosa rete.
Pur pagando una retta annuale, trasferte a mie spese (anche molto lontane), mio figlio è diventato di proprietà della Società che rifiuta di cederlo. Ho proposto, in ultimo di acquistare io personalmente il cartellino, ma anche questo mi è stato negato (anche se trovo la cosa assurda perché io pago regolarmente per farlo giocare).
Aspetto da venti giorni una telefonata dal Presidente che si è fatto negare più volte, ho parlato con il Vice Presidente mi ha risposto che lui non si occupa della cosa.
In tutto questo periodo ho chiesto a mio figlio di continuare ad allenarsi, per correttezza nei confronti della Società e perché (da mamma) non voglio che smetta di giocare, questo è diventato il suo sport … lo rende felice.
Da lunedì 3 ottobre ha deciso di non andare più, nessuno a provato a parlargli serenamente, nessuna ha dato una risposta, nessuno ha dato una motivazione reale (anzi ad una mia domanda mi è stato risposto che se prima aveva il 20% di possibilità di giocare in prima squadra ora ne avrebbe avuto il 15% … ma perché allora lo volete lì?), nessuna prova da parte della Società di stimolarlo a non smettere ed ora mi ritrovo con il cuore in gola ogni volta che lo vedo uscire di casa per andare in un luogo che non fa parte del suo mondo, ma perché vuole mantenersi  allenato …. Spera ogni giorno di esaudire il suo sogno.
Io, quale mamma, le ho provate tutte, ho imparato tutto sulla pallanuoto,  sul regolamento, ma nel frattempo ho pagato anni di quote, costumi, divise …. Cara Federazione questo non è agonismo E’ DILETTANTISMO ….. e allora Vi chiedo perché non posso portare via mio figlio?
Sono contenta di avere scoperto questa Associazione che si occupa di queste problematiche e rappresenta, al momento, l’unico modo per far conoscere la realtà di questa categoria e sono grata ad un amico ritrovato che mi ha portato a rendere pubblica la mia esperienza.
Ringrazio i giocatori che mi hanno fatto conoscere l’Agp e invito le famiglie ad iscriversi perché queste persone lavorano tanto e gratuitamente per poter attirare l’attenzione su questo sport LA PALLANUOTO … tanto faticoso e sempre meno considerato ed aiutato.



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