giovedì 29 settembre 2011

Dopo la lettera di Guidaldi, la posizione dell'AGP: E ora chi paga? COMUNICATO STAMPA 28.09.2011)

E ora chi paga?

Gian Marco Guidaldi, Vicepresidente AGP, ha voluto rendere pubblica la sua personalissima vicenda di giustizia sportiva. Senza voler entrare nel merito della questione riteniamo che alcune osservazioni siano doverose.

Forse non tutti sanno che all'atto del tesseramento ogni pallanuotista rinuncia a rivolgersi alla giustizia ordinaria, per tutte le questioni inerenti la propria attività sportiva, in favore dell'esclusivo giudizio degli organi Federali (art. 29 Statuto F.I.N. “Gli affiliati ed i tesserati sono tenuti ad adire gli Organi di Giustizia dell’ordinamento sportivo... L’inosservanza della presente disposizione comporta l’adozione dei provvedimenti disciplinari, che possono arrivare sino alla radiazione”).

In sostanza la Federazione impone al tesserato un percorso di giustizia prestabilito e nel caso Guidaldi abbiamo l'esempio pratico di quanto appena detto: un atleta tesserato F.I.N. non vede adempiuto il proprio contratto; si rivolge alla giustizia sportiva, sua unica possibilità di scelta; il Collegio Arbitrale competente condanna la società inadempiente; la società non si conforma alla decisione arbitrale; la Procura Federale interviene facendo aprire a carico della società un procedimento per illecito disciplinare.

Fino a qui nulla sembra essere sbagliato, senonché, dalle varie notizie uscite sul web  sembra che la società inadempiente, condannata dal collegio arbitrale e nei confronti della quale pende un procedimento disciplinare, abbia ottenuto o stia ottenendo, dalla Federazione, il nulla osta per trasferire il proprio titolo ad una società terza (la squadra compare già con il nuovo nome nei calendari delle partite di campionato).

Tradotto in parole povere la società debitrice, che si è resa passibile di illecito disciplinare ottiene dalla Federazione la benedizione per uscire di scena senza più nulla temere, non svolgendo più alcuna attività.

Ora, se questa vicenda dovesse essere confermata, ci troveremmo di fronte ad una situazione paradossale e per questo, sempre con il beneficio del dubbio, ci domandiamo:

-  SE LA GIUSTIZIA SPORTIVA PUO' ESSERE FACILMENTE ELUSA, PER QUALE MOTIVO VIENE IMPOSTA?
-  SE IN QUESTO CASO LA COMMISSIONE DISCIPLINARE DOVESSE STABILIRE UNA SANZIONE, CHE CONTENUTO AFFLITTIVO AVREBBE?
-  SE AD UNA SOCIETA' DEFERITA VIENE CONSENTITO IL TRASFERIMENTO DEL TITOLO, CHE PAURA FAREBBE L'EVENTUALE SANZIONE?

-  LE SOCIETÀ SONO, NEI CONFRONTI DEI GIOCATORI, TITOLARI DI DIRITTI E DOVERI, MA QUESTI COME VENGONO SALVAGUARDATI?

L'effetto di una giustizia efficace dovrebbe essere quello di fungere da deterrente nei confronti di chi ha intenzione di aggirarla, la nostra sembra invece incentivi a fare il contrario: tutte le societá “sono autorizzate” a maturare debiti in considerazione del fatto che poi, intanto, é facilissimo non rispettarli.

Attendiamo questa volta non un rumoroso silenzio, del tipo “tutti ne parlano e nessuno dice niente”, ma una seria e professionale risposta, come seri e professionali sono tutti gli atleti che onorano con la loro fatica, serietà e sacrificio la tessera che la Federazione consegna.

ASSOCIAZIONE GIOCATORI DI PALLANUOTO - AGP


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