lunedì 30 luglio 2012

Comunicato stampa AGP del 30/07/2012 : La crisi della pallanuoto italiana e l'assoluta necessità di cambiamento



Il mese di luglio che sta per concludersi è stato per la pallanuoto italiana decisamente preoccupante, non solo per motivi puramente sportivi, ma anche per situazioni tecniche, giuridiche ed economiche: abbiamo assistito infatti (tra le altre cose) all'addio di Presidenti facoltosi, a drastici ridimensionamenti di società qualificate, alla loro rinuncia a competizioni internazionali e, di conseguenza, a comprensibili disagi e preoccupazioni per moltissimi nostri atleti.
Il mondo della pallanuoto, come tante altre realtà, è oggi indiscutibilmente in crisi e lo scenario dell'ultimo periodo è anche la cartina tornasole di una situazione superabile solo attraverso il dialogo ed una concreta collaborazione tra le sue componenti.
Crediamo per questo che sia arrivato sul serio il momento per un incontro (e confronto) con l'Organo supremo predisposto alla promozione, organizzazione, regolamentazione e diffusione delle discipline natatorie, vale a dire la Federazione Italiana Nuoto, alla quale ogni società pallanuotistica italiana è affiliata ed ogni suo giocatore è tesserato.
L'Associazione Giocatori di Pallanuoto AGP, quale associazione di categoria rappresentativa di oltre 200 atleti, chiede, con il presente comunicato, che l'Ill.mo Presidente Barelli ed i Consiglieri Federali competenti vogliano, prima dell'inizio dei prossimi Campionati e dunque nelle settimane antecedenti l'imminente Stagione Agonistica 2012/2013, promuovere un tavolo di confronto con le società eventualmente interessate e gli atleti tesserati così rappresentati, al fine di giungere, di concerto, ad un'intesa in merito ad alcune fondamentali condizioni operative che qui di seguito, solo a titolo esemplificativo, si riassumono.

1. Vincolo sportivo, durata e mancata informativa
Come molti sapranno l'istituto del vincolo sportivo, e le conseguenze ad esso collegate, hanno regolamentazione giuridica nella normativa federale. Non tutti sono però al corrente del fatto che il giovane giocatore dilettante, attraverso la sottoscrizione del cartellino (fatta nella quasi totalità dei casi dai genitori o comunque da coloro i quali ne esercitano la potestà), si sottopone ad un vincolo sportivo “senza limiti”, fatta salva la possibilità, riconosciuta dopo 8 anni di tesseramento continuativo, di richiedere che tale vincolo non sia rinnovato. Viste le irreparabili conseguenze che talvolta il legame indissolubile del tesseramento definitivo viene a creare, riteniamo sia assolutamente necessario trovare - attraverso l'auspicato confronto - un accordo tra Federazione, Società ed atleti tesserati che consenta, da un lato, il riconoscimento dell'effettivo investimento dalle stesse società fatto, e dall'altro, delle libertà di movimento e di associazione che nel nostro stato di diritto sono ad ogni singolo individuo costituzionalmente garantite e quindi anche allo stesso giocatore riconosciute.
La tabella indennitaria elaborata nell'agosto 2011 dalla Circolare Normativa Federale n. 56/11 è, a sommesso avviso di questa Associazione, anche in relazione alla crisi economica attuale, assolutamente inaccessibile a qualsivoglia atleta/società potenzialmente interessata all'impiego dello stesso giocatore (solo a titolo esemplificativo il parametro base per la cessione e l'impiego di un giocatore di Serie A1 è di 20.000€ e per una giocatrice di 10.000€).


2. Arbitrati obbligatori per vertenze economiche tra atleti e società
Le procedure arbitrali previste dalle normative federali per il raggiungimento della tutela dei diritti economici dei pallanuotisti sono assolutamente complesse, lunghe, costose e poco efficaci. Il giocatore che vanta un diritto di credito nei confronti della società per cui ha prestato la propria attività sportiva è obbligato ad instaurare, per veder riconosciuta la propria pretesa, un costosissimo ed inefficace giudizio di arbitrato. Spesso, infatti, pur ottenendo con lo stesso una decisione arbitrale favorevole, l'atleta - dopo aver supportato i relativi costi e le relative attese - non ha a disposizione alcuno strumento esecutivo efficace per un veloce recupero delle somme dovute: le società che non pagano, che vengono condannate e nonostante ciò non ripianano i debiti maturati, subiscono piccole multe e qualche giornata di squalifica del campo di gara e l'atleta (o l'allenatore) continua a veder disattesa la propria pretesa.
Domandiamo quindi alla Federazione un confronto anche su questo ulteriore argomento, al fine di poter giungere ad un'alternativa che sostituisca l'insoddisfacente procedura in questione con altri metodi più aderenti alle necessità individuali.

3. Giocatori comunitari e loro tesseramentoL’infrazione europea mossa contro la FIN, volta a favorire la libera circolazione degli atleti comunitari negli Stati membri, non ha ancora trovato un riscontro formale anche in virtù dei problemi di natura economica che affliggono il nostro sistema sportivo. Dalla riunione che si è tenuta il 2 luglio 2012 presso il Centro federale di Ostia, riservata esclusivamente alle Società (e, stranamente, non ai giocatori), è emersa l’intenzione generale delle presenti di non sottostare alla disciplina comunitaria ed impiegare in acqua un numero definito e costante di atleti italiani. L'unica voce fuori dal coro è stata quella della Società Pro Recco Waterpolo che, per il tramite dell'A.D. Dott.Barreca, ha espresso il proprio disaccordo in tal senso ritenendo tale patto contrario alle direttive comunitarie e passibile di ulteriore sanzione per le Società stesse.
Al momento quindi la situazione è assolutamente dibattuta e sembra superfluo sottolineare la necessità di un confronto anche su questo terzo fronte.

4. Coppa Italia, Coppe Europee e mancate sponsorizzazioni alle società organizzatrici
Come sopra anticipato due tra le società maschili più blasonate hanno di recente comunicato l'intenzione di voler rinunciare alle prossime Coppe Europee. Crediamo che tale decisione non possa esimersi da alcune considerazioni di carattere pratico-economico alle quali la stessa Federazione, si auspica, potrà porre rimedio.
Il motivo che ha condotto a tale rinuncia attiene, come ovvio, alla mancanza di fondi a disposizione delle società qualificate. In sostanza ci sono i requisiti ma non i mezzi per competere e l'origine di tale difficoltà potrebbe trarsi dal sistema che da sempre ha caratterizzato la gestione e la destinazione delle sponsorizzazioni che sostengono tali manifestazioni (tra le quali la Coppa Italia). Riferiscono le società organizzatrici che sono esse sole ad accollarsi i costi di regia senza avere la partecipazione delle sponsorizzazioni sostenitrici. In sintesi le squadre vincono, si qualificano, organizzano e sopportano la maggior parte dei costi di amministrazione, ma poco ricevono e quindi rinunciano.
Consci della differenza di competenza inerente le manifestazioni italiane (FIN) ed europee (LEN) chiediamo comunque alla Federazione ed ai suoi rappresentanti delucidazioni in merito all'effettivo funzionamento della gestione e dell'impiego delle risorse economiche alla base di tali competizioni (v. Coppa Italia) e domandiamo se sia possibile trovare un'alternativa all'essere passivi spettatori di questi ultimi tristi risvolti.


5. Diritti televisivi
La normativa relativa ai diritti televisivi, o meglio "Obblighi Televisivi", così come formulata, si presenta tanto scarna quanto di ostacolo alla libera diffusione del nostro sport. L'impossibilità di poter trasmettere incontri di pallanuoto, se non dopo 24 ore dalla diretta su rete nazionale, rende infatti del tutto inutile , o quasi, stipulare contratti con le emittenti televisive anche locali, in quanto comunque i costi di produzione sarebbero a carico interamente dell'eventuale investitore. Se si guarda ad altri sport in fase di rapida e importante evoluzione mediatica, quali il rugby, è evidente che senza il contributo delle televisioni risulta difficoltoso attirare sponsor e quindi profitti anche per le società.
L'Associazione Giocatori di Pallanuoto, pertanto, nell'interesse degli atleti che rappresenta, auspica si possa arrivare ad un'apertura nei confronti della libera contrattazione dei diritti televisivi che permetta alla pallanuoto di godere degli spazi e dell'attenzione che merita e soprattutto consenta alle società di trovare risorse da impiegare nell'interesse dei propri atleti.

Osservazioni conclusive

Fiduciosi nel pronto riscontro della Federazione Italiana Nuoto, l'Associazione Giocatori di Pallanuoto AGP ribadisce la totale disponibilità al confronto ed il serio interesse al raggiungimento di un fronte di lavoro comune, che potrebbe così contenere il disinnamoramento ed il disinteresse che ultimamente si respira nell'ambiente e scongiurare l'idea, da taluno paventata, di una sorta di premier league* della pallanuoto italiana.

*(per i meno esperti la Premier League é stata fondata nel 1992 in Inghilterra dopo che le 22 squadre della First Division - massima serie inglese dal1888 - si dimisero in blocco dalla Football League. Alla base dello scisma ci fu la volontà da parte dei maggiori club inglesi di poter contrattare singolarmente i propri diritti televisivi e le relative sponsorizzazioni, senza doverlo fare in blocco attraverso la Football Association e la Football League).

Genova, lì 30.07.2012

L'Ufficio Legale AGP
Avv. Stella Frascà, Dott.ssa Caterina D'Amico
Avv. Roberto Mina, Avv. Luca Perdomi, Avv. Matteo Canessa

Il Segretario Generale AGP
Dott.Patr. Alessio Centanaro

Il Presidente AGP
Prof. Avv. Enrico Lubrano



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